ERANO STATI ARRESTATI CON QUASI 3 CHILI DI DROGA

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Danneggiata da un incendio doloso una casa all’interno del Consorzio Marina Macchia Grande a Latina

Un gest intimidatorio nei confronti della casa riconducibile a due fratelli attivi negli ambienti della droga. Sembra chiaro il quadro in cui è maturato un incendio che ha danneggiato il retro di una casa in legno situato nel consorzio Marina Macchia Grande, che si trova in una traversina di strada Macchia Grande a Borgo Santa Maria. Un luogo appartato, residenziale, dove è impossibile passare per casa con l’auto, se non perché intenzionalmente diretti lì.

A prendere fuoco, nella nottata tra giovedì e venerdì, la casa dei fratelli Daniele e Simone Ortenzi, 48 e 44 anni, in questo momento ristretti in carcere. L’abitazione era vuota e qualcuno si è avvicinato per bruciarla, tanto che i Vigili del Fuoco intervenuti per domare le fiamme, avvertiti dai residenti del complesso, avrebbero trovato anche del liquido infiammabile. Sul posto anche gli agenti della Polizia di Stato per risalire a tracce e avviare una indagine che si presenta problematica, vista la riconducibilità della casa in legno ai due fratelli.

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A dare l’allarme i residenti del luogo che però non hanno avvertito nessun rumore o presenza estranea, bensì il fuoco che ardeva il retro della casa in legno che si presenta totalmente annerito dalle fiamme.

Lo scorso 19 giugno 2024, gli agenti della Squadra Mobile di Latina avevano eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del 44enne di Latina, Simone Ortenzi. L’indagato era già sottoposto agli arresti domiciliari in quanto tratto in arresto in flagranza il 26 aprile scorso, insieme al fratello Daniele Ortenzi, per la detenzione di 2,5 chili circa di marijuana e 600 grammi circa di cocaina, misura poi sostituita dalla custodia in carcere in ragione di alcune violazioni accertate.

A giugno, i poliziotti della Mobile, entrati nell’abitazione per l’esecuzione della misura, oltreché ad aver rinvenuto un panetto di hashish del peso di 100 grammi circa, avevano anche constatato la presenza di D.R. (le sue iniziali), un ragazzo di 29 anni (classe 1996), originario di Sezze ma domiciliato a Borgo Piave, trovato in possesso di una pistola abusivamente detenuta. La successiva perquisizione effettuata presso il domicilio di quest’ultimo aveva consentito di rinvenire alcuni coltelli di grosse dimensioni, numerose cartucce calibro 12 e un tubo metallico modificato artigianalmente per esplodere cartucce del predetto calibro.

Per tale motivo, il 29enne era stato tratto in arresto per detenzione di arma clandestina da sparo e sottoposto agli arresti domiciliari in attesa del giudizio di convalida. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Molfese, aveva poi accolto la richiesta dell’avvocato Sandro Marcheselli, che difende il 29enne di Sezze, concedendo al giovane la misura meno afflittiva dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

A fine aprile, invece, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Latina, Giuseppe Cario, aveva convalidato l’arresto dei fratelli Ortenzi, rispettivamente 44 e 48 anni, disponendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per entrambi. Gli arresti dei due pontini erano scaturiti da un’operazione antidroga della Squadra Mobile. I poliziotti si erano recati nella casa dei due fratelli che si trova all’interno del consorzio tra Borgo Santa Maria e Borgo Sabotino. Per l’appunto, quella casa attinta dal fuoco di origine dolosa.

Sulla base di mirate perquisizioni, la Polizia aveva trovato nella casa degli Ortenzi quasi tre chili di sostanze stupefacenti, tra cocaina, hashish e marijuana. L’operazione era iniziata alle prime luci dell’alba, quando i poliziotti avevano perquisito la casa dei fratelli.

Simone Ortenzi, peraltro, è un volto noto alle forze dell’ordine, coinvolto nella maxi operazione antimafia denominata “Scarface”, che ha contestato al clan Di Silvio (sponda Gionchetto) retto dal boss Giuseppe Di Silvio detto “Romolo” l’associazione mafiosa. Ortenzi, che non aveva tra i capi d’imputazione reati con l’aggravante mafiosa, è stato condannato in Corte d’Appello a Roma a 4 anni di reclusione.

Il 44enne era accusato di aver venduto, nel luglio 2019, 150 grammi di cocaina al genero del capo clan “Romolo” Di Silvio, Fabio Di Stefano. In seguito a quello smercio, Ortenzi era passato da accusato a vittima in quanto, secondo l’indagine delle DDA di Roma e della Squadra Mobile di Latina, fu oggetto di minacce di morte da parte dello stesso Di Sefano e di altri componenti del sodalizio, tra cui i figli di “Romolo”, Antonio Di Silvio detto “Patatino” e Ferdinando Di Silvio detto “Prosciutto”.

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Per questi reati, è stata contestata l’aggravante mafiosa, riconosciuta fino in secondo grado di giudizio. Lo scorso mese di gennaio, la Cassazione ha annullato le condanne rinviando tutto a un nuovo giudizio della Corte d’Appello. Ortenzi, infatti, chiedeva la cifra di 1400 euro per la cocaina. Una richiesta considerata un affronto da parte del clan che minacciò di farlo fuori: “Simo’ andiamo in galera”, rimandando al fatto che avevano organizzato una spedizione punitiva con tanto di armi al seguito.

Ad ogni modo, seppur passati anni da quegli episodi, i due arresti dell’anno scorso hanno dimostrato di come Ortenzi non abbiano lasciato la strada dello spaccio. E, ora, dopo l’incendio doloso, è ancora più chiaro che qualcuno ha voluto avvertirli o intimidirli. Senza contare che, come detto, Ortenzi, l’uomo coinvolto nell’indagine sui Di Silvio, non è nuovo a subire minacce. Stavolta, probabilmente, di fuoco.

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