Esposto del Dis contro la Procura di Roma di Lo Voi: “Diffuse carte e notizie riservate”

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Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone dovrà valutare se il suo collega di Roma, Francesco Lo Voi, ha violato la legge diffondendo un documento riservato dell’Aisi sul caso di Gaetano Caputi, capo di Gabinetto della premier Giorgia Meloni. Il Dis, infatti, ha presentato un esposto in cui segnala l’ipotesi di violazione della legge sui servizi da parte della Procura della Capitale: non avrebbe adottato le cautele necessarie per evitare l’indebita diffusione di informative riservate

La pubblicazione di informative d’intelligence sul quotidiano Il Domani sono l’oggetto di un esposto che è stato presentato dal Dis, il Dipartimento delle informazioni per la sicurezza della presidenza del Consiglio, alla Procura di Perugia. Secondo quanto apprende l’Ansa da fonti informate, il governo avrebbe segnalato l’ipotesi di violazione dell’articolo 42 comma 8 della legge 124 del 2007: la procura di Roma, si sostiene, in qualità di destinataria delle informative riservate avrebbe dovuto adottare le necessarie cautele per evitarne l’indebita diffusione. Il riferimento è all’informativa dell’Aisi sul caso di Gaetano Caputi, capo di Gabinetto della premier Giorgia Meloni. In altre parole, il Dis segnala l’ipotesi di violazione della legge sui servizi da parte della Procura di Roma guidata da Lo Voi: non avrebbe adottato le cautele necessarie per evitare l’indebita diffusione di informative riservate, come appunto quella dell’Aisi sul caso di Caputi.

La denuncia di Caputi

Caputi, nei mesi scorsi, ha presentato una denuncia alla procura di Roma dopo la pubblicazione di alcuni articoli sul suo conto e sui suoi affari usciti su Il Domani. Viene aperta un’indagine per rivelazione di segreto – Maurizio Arcuri il pm titolare del fascicolo – e gli inquirenti, nei loro accertamenti, si imbattono in tre accessi sul conto di Caputi operati nel 2023 da agenti dell’Aisi sulla banca dati dell’Agenzia delle entrate Punto fisco. Lo Voi ha quindi scritto all’allora direttrice del Dis (il Dipartimento che coordina le agenzie di intelligence), Elisabetta Belloni, per chiedere i nomi degli agenti e la ragione degli accessi. La risposta è arrivata un mese dopo sotto forma di un documento di dieci pagine con la qualifica “riservato”, firmato dal direttore dell’Aisi Bruno Valensise, in cui sono state riferite le circostanze che hanno determinato la ricerca di informazioni su Caputi e spiega nel dettaglio l’operato degli 007 nei tre accertamenti disposti sul funzionario. Ma quel documento è stato poi inserito dalla procura nell’incartamento consegnato ai legali dei giornalisti de Il Domani indagati. L’informativa riservata è stata così pubblicata sul quotidiano.

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Cosa sostiene il Dis

In questo modo, secondo il Dis, è stato violato l’articolo 42 comma 8 della legge 124 del 2007, cioè l’articolo della legge di riforma dei servizi in cui è previsto che “qualora l’autorità giudiziaria ordini l’esibizione di documenti classificati per i quali non sia opposto il segreto di Stato, gli atti sono consegnati all’autorità giudiziaria richiedente, che ne cura la conservazione con modalità che ne tutelino la riservatezza, garantendo il diritto delle parti nel procedimento a prenderne visione senza estrarne copia”. “Prendere visione, senza estrarne una copia”, quindi, mentre il documento integrale è stato pubblicato sul quotidiano che allora aveva la copia. Ora il Dis si è rivolto alla Procura di Perugia, competente per le indagini sui magistrati della Capitale, affinché accerti se sia stata violata la legge.

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Lo scontro tra governo e toghe

Toccherà al procuratore di Perugia Raffaele Cantone, quindi, valutare se il suo collega di Roma, Francesco Lo Voi, ha violato la legge diffondendo un documento riservato dell’Aisi. L’esposto segna un ulteriore passo nello scontro sempre più acceso tra governo e toghe. Nelle stesse ore il consigliere indipendente del Csm, Andrea Mirenda, ha chiesto l’apertura di una pratica a tutela di Lo Voi, che sarebbe stato “irriso” dalla premier Meloni. Ancora il procuratore di Roma nel mirino, dunque, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati della presidente del Consiglio, del sottosegretario Alfredo Mantovano, Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica e quindi responsabile dell’intelligence, e dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, per la vicenda Almasri. Un atto formale, “dovuto” o “voluto”, a seconda degli opposti punti di vista.

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Gli intrecci tra le vicende

La vicenda Caputi, a quanto si apprende, avrebbe incrinato la fiducia dell’intelligence nella procura di Roma per il rischio che identità e attività dei servizi vengano compromesse dalla divulgazione di carte secretate. Di questo si è parlato anche martedì scorso durante l’audizione di Mantovano al Copasir, che entro questo mese sentirà lo stesso Lo Voi. E su Lo Voi potrebbe anche essere avviata un’iniziativa disciplinare da parte di Nordio, con l’invio di ispettori e una valutazione del Csm. Intanto, c’è chi prende le difese del procuratore di Roma. Se i laici del centrodestra del Csm hanno chiesto un provvedimento disciplinare nei suoi confronti, il consigliere indipendente Mirenda come detto ha sollecitato invece una pratica a tutela del capo della procura di Roma dopo le “inaccettabili” critiche della premier, che aveva additato Lo Voi come “lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona”. La critica è ammessa, ma in questo caso, per Mirenda, è esondata “in una radicale messa in discussione della funzione giudiziaria stessa”. Ma l’intricato corpo a corpo giudiziario tra il procuratore e Palazzo Chigi – iniziato con il caso dell’aereo di Stato revocato per i suoi trasferimenti da Roma a Palermo, cui è seguito il ricorso del magistrato – non finisce qui. Sempre a Perugia è arrivato infatti un altro esposto, presentato dell’avvocato Luigi Mele nei confronti di Lo Voi e dell’avvocato Luigi Li Gotti, che ipotizza nei confronti del magistrato i reati di omissione d’atti d’ufficio aggravata e oltraggio a un corpo politico per la vicenda Almasri.

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