UISP – Nazionale – Competenze e innovazione: progettare il cambiamento

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Competenze e innovazione: progettare il cambiamento

Salvatore Farina, responsabile Politiche progettazione Uisp: la transizione sportiva come nuovo paradigma di coprogettazione e coprogrammazione

 

L’impegno delle Politiche per la progettazione Uisp è quello di incrociare le competenze e la vocazione dello sport sociale Uisp, a livello nazionale e territoriale, con le opportunità che arrivano dai bandi europei e nazionali, in ambito sociale e sportivo. 

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In vista del Congresso nazionale Uisp, che si terrà a Tivoli Terme (Roma) dal 14 al 16 marzo, riannodiamo i fili di quattro anni di attività ascoltando i responsabili e le responsabili dei Dipartimenti e delle Politiche nazionali Uisp. Abbiamo ascoltato Salvatore Farina, responsabile nazionale Uisp delle Politiche per la progettazione: “La maggiore soddisfazione per questi quattro anni di lavoro ci è venuta dalla capacità che l’Uisp ha saputo dimostrare, ad ogni livello, di interpretare al meglio le opportunità di coprogettazione e coprogrammazione che ci sono arrivate dal Codice del terzo settore e dal fatto di essere associazione di promozione sociale, sportiva e Rete associativa nazionale. In questo modo l’Uisp è riuscita ad interpretare in maniera innovativa le potenzialità dello sport sociale e per tutti, mettendo al centro della propria azione progettuale lo sviluppo sostenibile e gli obiettivi dell’Agenda 2030”.

“Attraverso i progetti cerchiamo di dare concretezza ad ‘Immagina’, lo slogan associativo Uisp scelto per questa stagione sportiva: attraverso la transizione sportiva immaginiamo, ad esempio, che si possa modificare il modo di vivere nelle città, si possono costruire azioni sostenibili per le nostre comunità, si promuove la rigenerazione urban. Lo sport diventa finalmente generatore riconosciuto di cosviluppo. E questo accade in concomitanza con il riconoscimento della funzione sociale dello sport in Costituzione”. 

“Inoltre, attraverso la progettazione l’Uisp sta sperimentando e consolidando ottime reazioni con stakeholder pubblici e privati, con istituzioni e reti associative, con partner europei di assoluto valore come Isca ed Epsi”.

“Per tutti questi motivi mi ritengo soddisfatto del lavoro fatto, per il quale ringrazio l’intero Ufficio progettazione Uisp nazionale. Così come ringrazio i partner che ci hanno permesso di costruire alleanze positive sul territorio, da Unipolis ad Aism, dalle Università ai Centri di ricerca. Sino al Forum del terzo settore con il quale, tramite un finanziamento di Sport e Salute, abbiamo potenziato le competenze dei dirigenti Uisp del territorio nella gestione e rendicontazione, nell’ambito del projet management, in collaborazione con lo staff di Fqts”.

“Penso che la vera forza sia arrivata dal territorio, da dove sono emerse nuove competenze e capacità manageriali, anche in ambito progettuale. Nonostante le difficoltà di questi anni l’Uisp si è dimostrata associazione radicata e diffusa capillarmente. I progetti si dimostrano essere agenti di cambiamento, all’interno e all’esterno della nostra associazione”.

Su cosa dovranno concentrarsi nel futuro le politiche Uisp per la progettazione?

“In futuro mi auguro che l’Uisp possa esprimere in maniera sempre più ampia le sue potenzialità, affermando un nuovo paradigma di sport e la sua definitiva emancipazione in termini culturali e sociali. Questo percorso abbiamo cominciato a chiamarlo transizione sportiva, proprio per indicare una strada trasversale e complementare alle transizioni ambientale, sociale, economica. Attraverso lo sport abbiamo incominciato ad aprire nuovi percorsi per la creazione di lavoro e di opportunità imprenditoriali.

“Mi auguro inoltre che vengano snellite le procedure burocratiche che attualmente assorbono molte energie che potrebbero essere indirizzate alla concreta realizzazione degli obiettivi. Non vorrei essere frainteso: la rendicontazione e la verifica sono importanti e l’Uisp ne chiede in ogni sede l’attuazione. Ritengo che la trasparenza sia parte di un progetto, funzionali alla sua crescita e alla sua progressione futura. Non va bene quando le procedure sono fini a se stesse, rischiando di fare annegare nella burocrazia i soggetti attuatori”. (a cura di Ivano Maiorella)

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pubblicato il: 08/02/2025 | visualizzato 196 volte



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