Dopo i paletti della manovra ai contribuenti con redditi oltre i 75 mila euro, adesso il governo pensa a un intervento sul lungo periodo. La rimodulazione delle detrazioni nell’atto di indirizzo sulla politica fiscale 2025-2027
«L’azione dei prossimi anni sarà volta a potenziare l’adempimento collaborativo, a rendere strutturali gli obiettivi di rimodulazione delle aliquote Irpef e gli effetti del cuneo fiscale, nonché a provvedere al riordino delle spese fiscali in un orizzonte pluriennale». E ancora: «Al fine di sostenere il potere di acquisto delle famiglie a medio-basso reddito e l’offerta di lavoro, saranno resi strutturali gli interventi di riduzione delle aliquote Irpef già avviati nella prima fase di attuazione della legge delega di riforma fiscale. Tali interventi saranno coordinati, per renderli coerenti con la riforma Irpef e con gli effetti del cuneo fiscale, con la definizione di misure strutturali di riduzione dell’incidenza degli oneri contributivi sul costo del lavoro». Sono alcuni cenni dell’atto di indirizzo sulla politica fiscale 2025-2027 (che potete leggere qui).
L’atto di indirizzo sulla politica fiscale
Avanti, dunque con il taglio delle detrazioni con controlli più veloci ed automatizzati sulle dichiarazioni dei redditi. Dopo i paletti della manovra ai contribuenti con redditi oltre i 75 mila euro, adesso il governo pensa a un intervento sul lungo periodo. Il disegno di legge è pronto. Messo nero su bianco dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Le tre aliquote Irpef
Ricordiamo che dal 2025 diventa strutturale la riduzione delle aliquote Irpef da 4 a 3 introdotta per il 2024. Non è previsto, invece, nessun intervento a favore di coloro che guadagnano più di 50.000 euro. La curva dell’Irpef, a cui vanno aggiunte le addizionali locali, è ora è strutturata in tre scaglioni: fino a 28 mila euro l’aliquota è del 23%; oltre 28 mila e fino a 50 mila euro, l’aliquota sale al 35%; oltre 50 mila euro si paga il 43%.
Il taglio alle detrazioni per chi dichiara oltre 75mila euro
Tra le novità negative della manovra c’è l’introduzione dal 2025 di un limite alle spese detraibili per chi dichiara un reddito complessivo lordo superiore a 75.000 euro, una tagliola che rischia di colpire spese molto diffuse come le tasse per chi frequenta l’università, le spese funebri, le spese pagate dal 2025 per la ristrutturazione della casa e altri bonus edilizi.
L’entità della sforbiciata
L’entità dei possibili tagli dipende sia dal reddito che dalla composizione del nucleo familiare in base a una serie di coefficienti. Il meccanismo è piuttosto complesso, ma nella tabella sono già indicate le varie soglie, così ognuno può fare i propri conti.
Gli esempi
Ad esempio un contribuente con un figlio a carico potrà portare in detrazione oneri pagati nel 2025 per una somma non superiore a 9.800 euro se dichiara tra 75.000 e 100.000 euro, quindi con un risparmio Irpef massimo di 1.274 (aliquota del 19%). Senza figli a carico, invece, il tetto scende a 7.000 euro, con un risparmio massimo di 1.330 euro. I limiti si applicano per singolo contribuente.
Fuori dal calcolo le spese sanitarie
Sono escluse dalla norma le spese sanitarie, le somme investite nelle start-up e Pmi innovative, gli interessi su mutui ipotecari prima casa stipulati entro il 2024, le quote annue delle spese per bonus edilizi e risparmio energetico sostenute fino al 2024, i premi di assicurazione per contratti stipulati entro il 2024. Per le spese sostenute dal 2025 ma detraibili a rate in più anni, come i bonus edilizi, si considera l’importo della quota annua.
Le spese per le ristrutturazioni
Chi ristrutturerà casa da quest’anno rischia di esaurire facilmente il plafond, dato che la spesa è di solito consistente. Potrà essere conveniente ripartire queste spese tra i coniugi cointestatari o anche solo conviventi, se entrambi hanno un reddito conveniente. Rivisto anche il meccanismo della detrazione per i figli a carico: dal 2025 si applica solo a quelli di età inferiore a 30 anni, salvo che nel caso di disabilità accertata.
La stretta sui familiari a carico
Stretta sulle detrazioni per gli altri familiari a carico, come i genitori, che ora devono essere conviventi. Sale da 800 a 1.000 euro il limite massimo di spesa detraibile per alunno o studente per la frequenza di scuole dell’infanzia, del primo ciclo d’istruzione e della scuola secondaria di secondo grado.
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