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Crollo in locali e ristoranti lontani dai centri storici. Torluccio (Confesercenti Verona):«Di questo passo si alzerà il costo del calice per far fronte allo scontrino medio, dato che bottiglie se ne vendono meno»
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Gli «scaglioni» di alcolemia sono rimasti gli stessi. Per essere sicuri di non prendere una multa bisogna rimanere sotto il livello di 0,5 grammi di alcol per litro di sangue: un paio di bicchieri a stomaco pieno, bene o male. Ma il consumo di alcolici è nettamente diminuito appena è iniziata a girare la bozza del nuovo codice della strada firmato Salvini, con sanzioni e restrizioni maggiori per chi infrange le regole: il timore di rimetterci la patente o la macchina è bastato per tagliare gli incassi dei locali pubblici di una percentuale sostanziosa. «Il calo dei consumi registrato è già fra il 15 e il 20%» analizza Paolo Artelio, presidente di Fipe Confcommercio Veneto. «Nel centro storico di Verona è di circa il 10% ma allontanandoci, verso le zone più periferiche o ad esempio locali e agriturismi isolati sui colli, la percentuale arriva al 30» rileva il direttore di Confesercenti Verona Alessandro Torluccio. Si beve ancora ma meno. Molto meno. Spariscono le bottiglie dai tavoli (preferiti i bicchieri singoli, per un calcolo più semplice), si diradano nettamente gli amari, gli ammazzacaffè di fine cena (il classico limoncello offerto al banco), e il tutto si fa sentire sui fatturati.
Il brivido della paletta alzata
La «colpa», se così la si vuol chiamare per onore di sintesi, è di una «tempistica infelice e una campagna di comunicazione errata, che ha fatto passare il messaggio sbagliato, che non si possa più bere se si esce a cena» dicono gli operatori del settore. Prima, evidentemente, ci si faceva meno problemi a mettersi alla guida nonostante un bicchiere di troppo. Adesso invece la regola viene applicata molto più rigidamente per paura di incappare in un posto di blocco, la paletta alzata lungo la «provinciale» che fa venire i brividi lungo la schiena.
Artelio ha avuto anche un colloquio con il ministero, a Roma: «La situazione va monitorata, ora credo si possa trovare un modo migliore di comunicare ai consumatori che, se con moderazione, non è vietato assumere piccole quantità d’alcol. Magari, individuando un guidatore “astemio” che rispetti le regole più degli altri, ed è una buona prassi. La consapevolezza alla guida è fondamentale, ma a stomaco pieno tutti possono concedersi un bicchiere di vino».
L’esperimento del «tris» di bicchieri (a stomaco pieno)
Un altro dei problemi, sempre per semplificare, è che il nuovo codice della strada è arrivato appena prima delle feste di Natale. Cene aziendali, cene familiari, pranzi con gli amici. E quegli incassi programmati, magari con gli ordini già fatti alle cantine e ai fornitori, non sono arrivati. «Si è instillata questa idea, nella testa dei consumatori, ma è fuorviante — analizza Filippo Segato, direttore di Appe Padova —. I limiti sono gli stessi di prima. In ogni locale, infatti, sono rimaste le stesse tabelle che illustrano gli effetti delle diverse quantità di alcolici. Un uso moderato e responsabile non comporta rischi». A dicembre è stato fatto anche un esperimento concreto. «A diversi clienti abbiamo fatto consumare due tramezzini e uno spritz, una pizza e una birra media, una lasagna e un bicchiere di vino rosso. In nessun caso, con il test somministrato subito dopo, il limite di 0,5 è stato superato. E valeva anche per persone non abituate a bere. Abbiamo ripetuto il test dopo 25 minuti: i livelli di alcolemia erano fra 0 e 0,1. Abbiamo dimostrato che l’importante è non bere a stomaco vuoto, basta aspettare mezz’ora prima di mettersi in macchina».
Meno bottiglie, più calici
La paura dei controlli c’è, anche se sta rallentando. «Non tanto per la norma, che non cambia rispetto a prima, ma per il ritiro della patente e il sequestro del veicolo — riflette Torluccio —. Bene che sia passato un messaggio di attenzione, ma il can can mediatico delle prime settimane ha intimorito il fruitore. Tuttavia, i cambiamenti nei consumi si possono presto individuare. Meno bottiglie o caraffe, ma bicchieri di vino. E niente amaro offerto a fine pasto, che aumenta i rischi. Solo che, di questo passo, è possibile che assisteremo a una tendenza: alzare il costo del vino a bicchiere per far fronte allo scontrino medio, dato che bottiglie se ne vendono meno».
La sfida delle bevande senz’alcol
Nel frattempo, i ristoratori e i consumatori si arrangiano come possono. Nei locali è arrivata la «wine bag», cioè si acquista la bottiglia ma poi si porta a casa il non bevuto. Oppure c’è il «guidatore designato», spesso usato fra le coppie e nelle compagnie di amici: uno non beve e guida, gli altri possono bere. I taxi o i noleggi con autista? «No, i costi sono ancora elevati, magari nei centri cittadini si può fare ma molti locali sono nelle campagne, o nelle aree rurali, e diventa un esborso, la sfida è offrire bevande meno alcoliche» continua Segato. Sono soluzioni abbastanza nuove sul mercato. Il vino dealcolato, che debutterà anche al prossimo Vinitaly di Verona, vino senza gradazione. E i superalcolici «zero gradi», che consentono di bere un cocktail dallo stesso profumo e sapore, ma senza pericolo di sbronza.
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