IL NUCLEARE È UN’OPPORTUNITÀ DA 50 MILIARDI, I RISPARMI PER LE IMPRESE FINO AL 30%

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Il nuovo nucleare potrebbe generare un impatto economico di oltre 50 miliardi di euro per l’Italia, pari al 2,5% del PIL, creando fino a 117.000 nuovi posti di lavoro. È quanto emerge da un’analisi del Centro studi di Unimpresa, che evidenzia il potenziale strategico degli Small Modular Reactor (SMR) e degli Advanced Modular Reactor (AMR) per la competitività del sistema produttivo nazionale.

Con un mercato potenziale di 46 miliardi di euro per la filiera industriale italiana entro il 2050, il nucleare di nuova generazione rappresenterebbe una leva chiave per abbattere i costi dell’energia per imprese grandi, medie e piccole. Il costo dell’energia per le aziende energivore, come quelle della chimica, dell’acciaio e della ceramica, potrebbe ridursi fino al 30%, mentre per le pmi, che oggi pagano tariffe più alte del 20% rispetto alla media europea, il nuovo nucleare garantirebbe maggiore stabilità nei costi operativi, riducendo il divario competitivo con le imprese straniere.

Gli impianti modulari, inoltre, potrebbero essere collocati in prossimità dei distretti industriali, abbattendo i costi di trasmissione dell’energia e migliorando la sicurezza degli approvvigionamenti. Oltre ai benefici economici, è opportuno sottolineare il ruolo del nucleare nella decarbonizzazione: con emissioni di CO₂ pari a 5,8 g/kWh, è la fonte energetica più pulita su larga scala, e la produzione di idrogeno a basse emissioni offrirebbe un ulteriore vantaggio competitivo per l’export delle aziende italiane.

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«È necessario un piano industriale per il rilancio del settore, con incentivi, percorsi di pre-licensing armonizzati con le norme Ue e strategie di comunicazione per favorire il consenso pubblico. L’Italia ha una filiera industriale nucleare di eccellenza e non può restare indietro in questa corsa europea. Il progetto di legge presentato dal leader di Azione, Carlo Calenda, rappresenta una opportunità per tutte le forze parlamentari e per il governo: va approvato in tempi rapidissimi» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara

Secondo il Centro studi di Unimpresa, il ritorno del nucleare in Italia potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità di crescita economica, industriale e occupazionale per il sistema Paese. Lo sviluppo del nuovo nucleare, con l’introduzione di impianti di piccola taglia e di nuova generazione come gli SMR (Small Modular Reactor) e gli AMR (Advanced Modular Reactor), potrebbe attivare un mercato potenziale per la filiera industriale italiana pari a 46 miliardi di euro entro il 2050, generando un impatto complessivo superiore ai 50 miliardi di euro, pari a circa il 2,5% del PIL del 2023.

Un impulso economico di tale portata avrebbe effetti diretti sulla competitività delle imprese italiane e sulla creazione di nuovi posti di lavoro, con una stima di 117.000 nuovi occupati, di cui 39.000 impiegati direttamente nel settore e altri 78.000 generati dall’indotto. Si tratta di numeri che dimostrano il potenziale di un comparto in grado di rilanciare l’industria nazionale, valorizzando il know-how già esistente, considerando che la filiera nucleare italiana, nonostante il blocco della produzione di energia da fissione, è rimasta attiva ed è oggi riconosciuta per la sua eccellenza a livello internazionale.

L’introduzione del nuovo nucleare si tradurrebbe in una significativa riduzione dei costi energetici per le imprese, garantendo una fornitura stabile, sicura e a prezzi prevedibili nel lungo periodo. Per il settore manifatturiero e per le industrie ad alta intensità energetica, il nucleare rappresenta una soluzione strategica per abbattere la spesa energetica e per rendere più competitiva la produzione nazionale. Oggi le grandi imprese italiane dell’acciaio, della chimica, della carta e della ceramica sono fortemente penalizzate dai costi dell’energia, che incidono direttamente sui margini operativi. Il nuovo nucleare, grazie alla sua capacità di produrre energia a un costo inferiore rispetto alle fonti fossili e senza la volatilità tipica del gas, permetterebbe a queste realtà di ridurre la spesa annua per l’energia fino al 30%, aumentando così la loro capacità di investimento e la loro competitività sui mercati internazionali. 

Per le piccole e medie imprese, il beneficio sarebbe altrettanto significativo. La stabilità del prezzo dell’energia nucleare garantirebbe maggiore prevedibilità nei costi operativi, eliminando il rischio di shock energetici dovuti a crisi geopolitiche o a oscillazioni dei prezzi del gas. Considerando che oggi le PMI italiane pagano un costo dell’elettricità mediamente più alto del 20% rispetto alla media europea, il ritorno del nucleare permetterebbe di ridurre il gap competitivo con le imprese straniere, rafforzando la posizione del sistema produttivo nazionale. Un altro elemento chiave è la possibilità di integrare il nuovo nucleare nei distretti industriali attraverso impianti modulari collocati in prossimità delle principali aree produttive del Paese, riducendo i costi di trasmissione dell’energia e garantendo forniture dirette alle imprese energivore.

Oltre ai benefici economici, il nuovo nucleare rappresenta un’opzione concreta per la decarbonizzazione del sistema produttivo. Con emissioni di CO₂ pari a 5,8 g/kWh su tutto il ciclo di vita, l’energia nucleare è la fonte con il più basso impatto ambientale tra quelle disponibili su larga scala. La possibilità di produrre energia termica e idrogeno a basse emissioni offre inoltre un vantaggio strategico per le aziende che devono adeguarsi agli standard europei sulla riduzione dell’impronta carbonica, evitando i costi derivanti dai sistemi di compensazione delle emissioni e rafforzando l’export di prodotti a basso impatto ambientale. Questo elemento è particolarmente rilevante per le industrie italiane che operano nel mercato europeo, dove i vincoli sulle emissioni sono destinati a diventare sempre più stringenti nei prossimi anni. Il nuovo nucleare rappresenta quindi non solo una garanzia di sicurezza energetica e di competitività per il sistema produttivo, ma anche un volano di sviluppo industriale e tecnologico per l’intera filiera italiana.

L’Italia ha la possibilità di inserirsi da protagonista nella nuova corsa al nucleare in Europa, sfruttando le proprie competenze e investendo in un settore in forte espansione a livello globale. Tuttavia, per trasformare questa opportunità in realtà, è necessario un chiaro impegno politico e industriale. L’adozione di un piano nazionale per il nucleare, con misure concrete di incentivazione, percorsi di pre-licensing armonizzati con le normative europee e un’adeguata strategia di comunicazione per favorire l’accettabilità sociale, sarà determinante per attrarre investimenti e per garantire il rilancio di un settore che può contribuire in modo significativo alla crescita economica del Paese nei prossimi decenni.

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