In Italia, anche il settore culturale si trova di fronte a una sfida cruciale: ridurre la propria impronta ambientale e contribuire attivamente alla transizione ecologica. Eppure, la scarsa conoscenza delle strategie di decarbonizzazione e la dipendenza dai finanziamenti fossili rischiano di compromettere la sua autonomia e capacità di attuare e promuovere un cambiamento reale. In particolare, il dossier “La cultura a sei zampe” (2024), curato dell’associazione ecologista A Sud, mostra che molti enti culturali continuano a dipendere da finanziamenti provenienti da grandi aziende oil&gas, che utilizzano la cultura come strumento di cultural washing. Questo fenomeno, analogo al greenwashing, consente a tali aziende di investire in festival, musei ed eventi artistici per associare il proprio marchio a valori positivi come innovazione, creatività e responsabilità sociale, acquistando consenso pubblico senza modificare il proprio modello economico e le pratiche industriali, che continuano a essere tra le principali cause della crisi climatica. E allo stesso tempo questa dipendenza economica compromette la possibilità di una vera decarbonizzazione, dato che gli enti finanziati dalle aziende fossili difficilmente possono adottare e disseminare strategie ambiziose di riduzione delle emissioni. Un simile meccanismo non solo rallenta la transizione ecologica della cultura, ma rafforza un sistema in cui gli eventi e le istituzioni culturali finiscono per legittimare, anziché mettere in discussione, l’operato delle aziende responsabili della crisi climatica.
Oltre ai finanziamenti privati, le risorse pubbliche ci sono ma non risultano granché accessibili: il dossier riporta che, prima della pandemia, nel 2019, il finanziamento pubblico per la cultura ammontava a circa 1,9 miliardi di euro, mentre con il PNRR e altre misure straordinarie è salito a oltre 6,68 miliardi di euro. Anche il Fondo Unico per lo Spettacolo (FUS) ha registrato una crescita, raggiungendo nel 2023 i 342 milioni di euro. Questi fondi restano per lo più concentrati nelle mani di grandi enti culturali e le realtà più piccole e indipendenti, spesso più sensibili alle tematiche ambientali, si trovano costrette a dipendere da sponsorizzazioni private, che ne influenzano indirettamente direzioni e priorità.
L’impronta carbonica della cultura
Sebbene sia percepito come un ambito a basso impatto ambientale, il settore culturale genera emissioni significative attraverso l’impiego di energia, la mobilità del pubblico e dello staff, la produzione di materiali promozionali e per l’allestimento, la gestione dei rifiuti e l’approvvigionamento alimentare per catering, e non solo. Tuttavia, in questo settore le conoscenze relative alla decarbonizzazione sono spesso frammentarie e poco integrate nei processi organizzativi e per questa ragione molti enti culturali faticano a tradurre l’urgenza della transizione ecologica in pratiche concrete. La sostenibilità rischia così di equivalere a interventi superficiali, come la riduzione dell’uso della plastica o la raccolta differenziata, mentre restano irrisolti problemi strutturali legati al consumo energetico, alla logistica degli spostamenti e alla gestione delle risorse.
L’integrazione della decarbonizzazione nei processi organizzativi richiede un cambio di paradigma che coinvolga l’intero ciclo di vita di un evento: dalla scelta di fornitori a basso impatto ambientale alla riduzione dei consumi energetici, dalla mobilità sostenibile all’implementazione di pratiche circolari di scambio e riutilizzo di beni e attrezzature, ogni fase della produzione culturale deve essere ripensata in ottica di circolarità e sostenibilità. Con questo intento, il programma Cultura Sostenibile supporta gli enti culturali nell’adozione di strategie efficaci per la misurazione e la riduzione delle emissioni, offrendo strumenti e competenze per integrare l’economia circolare nella filiera organizzativa degli eventi.
Leggi anche: SPECIALE | Cultura sostenibile
Il piano di sostenibilità del festival “Le Parole Giuste”
Al programma Cultura Sostenibile ha aderito anche “Le Parole Giuste”, il festival di giornalismo d’inchiesta ambientale organizzato dall’associazione ecologista A Sud con EconomiaCircolare.com che si svolge presso Industrie Fluviali, un’ex fabbrica tessile riqualificata nel quartiere Ostiense di Roma. La prima edizione ha offerto tre giorni di talk, laboratori, proiezioni, spettacoli e mostre con l’obiettivo di raccontare e analizzare i conflitti ambientali e la transizione ecologica attraverso il giornalismo e la cultura. Il piano di sostenibilità del festival si è basato su specifiche aree di intervento al fine di ridurre già in itinere – cioè durante l’organizzazione – le emissioni per poi mapparle e pianificare ulteriori riduzioni in vista della seconda edizione dell’evento, che si terrà il 27, 28 e 29 marzo 2025.
- Mobilità sostenibile: gli alloggi per lo staff, relatori e relatrici sono stati scelti in prossimità della sede dell’evento per minimizzare gli spostamenti, avvenuti quindi prevalentemente con mezzi pubblici.
- Catering a basso impatto: i pasti serviti durante il festival sono stati selezionati biologici, vegani e a filiera corta, riducendo così le emissioni legate alla produzione alimentare e trasporto. Inoltre, sono state utilizzate esclusivamente stoviglie riutilizzabili, fornite dalla Stoviglioteca Romana.
- Dematerializzazione: il festival ha eliminato il più possibile l’uso di materiali cartacei, offrendo il programma in versione digitale e accessibile tramite QR code. Quando necessario, le stampe sono state effettuate su carta riciclata. I badge per relatori e relatrici sono stati realizzati con carta contenente semi, che può essere piantata dopo l’utilizzo.
- Monitoraggio delle emissioni: è stata effettuata una misurazione dell’impronta carbonica del festival secondo la norma UNI EN ISO 14064-1:2019, analizzando emissioni dirette e indirette, con l’obiettivo di identificare le principali fonti di emissione per poterle ridurre ulteriormente nelle edizioni future.
Net zero o real zero?
“Abbiamo ritenuto importante avviare un processo di misurazione e riduzione delle emissioni senza dover ricorrere a strategie di compensazione”, spiega Laura Greco, presidente di A Sud. “Per noi è essenziale non incentivare nessuna politica o azione che sostenga la monetarizzazione delle emissioni di gas climalteranti, che spesso scade nel colonialismo verde. Seppure esistano progetti di compensazione qualitativamente migliori di altri, noi non intendiamo affidare a questi il nostro processo di conversione ecologica né, più in generale, all’obiettivo del net zero. Il processo di misurazione che porteremo avanti sul festival, di edizione in edizione, è infatti il real zero”.
Dipendere dai progetti di compensazione per la propria conversione ecologica porta a distogliere l’attenzione dalla necessità di ridurre drasticamente e alla fonte – cioè localmente – le emissioni. Ritenendo quindi essenziale intervenire nei contesti in cui lascia la propria impronta, il festival ha scelto di sostenere attivamente le realtà ecologiste e civiche impegnate nella difesa del territorio romano (es. mantenimento di aree verdi; forestazione urbana e rinaturalizzazione del territorio con conseguente assorbimento di CO2; coinvolgimento di cittadine e cittadini in iniziative di cura del territorio, come la sottrazione di aree alla cementificazione) come il Comitato per il Pratone di Torre Spaccata e il Lago Bullicante Ex Snia. Promuovere, offrire accompagnamento tecnico e dare visibilità nella prossima edizione del festival a tali iniziative dal basso significa affiancare chi opera concretamente per la rigenerazione ambientale e sociale, e rafforzare il legame tra cultura e attivismo ambientale, rendendo il festival non solo un luogo di discussione, ma anche uno strumento concreto di supporto alla transizione ecologica dal basso.
Leggi anche: “Stop destroying videogames”, la campagna contro l’obsolescenza programmata dei videogiochi
© Riproduzione riservata
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link