Produzione manifatturiera -4,4% nel 2024, la Toscana ristagna e si ‘aggrappa’ al Pnrr

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Prima del Covid, la Toscana era incamminata sul sentiero di crescita da ‘zero-virgola’, un livello troppo basso per affrontare indenne le tempeste internazionali e la transizione digitale e energetica. Dopo il boom seguito al Covid, la Toscana sta tornando su quegli stessi livelli di (bassa) crescita: “Il rimbalzo osservato dopo la pandemia sta progressivamente esaurendosi, con un andamento atteso del prodotto interno lordo che, pur restando su un terreno positivo, mostra i caratteri del ristagno piuttosto che della crescita“, afferma il Rapporto 2024 sulla congiuntura redatto dall’Irpet (l’istituto regionale per la programmazione economica toscana) presentato oggi, 10 febbraio, dal presidente della Regione, Eugenio Giani e dal direttore Irpet, Nicola Sciclone.

Pil a +0,6% nel 2024, si torna alle crescite ‘zero-virgola’

Il 2024 si è chiuso con un Pil in aumento dello 0,6% secondo le stime Irpet (+0,5% l’Italia), mentre nel 2025 è atteso +0,8%. Sul risultato pesano la fine del bonus ristrutturazioni, il calo degli investimenti in macchinari, il potere d’acquisto delle famiglie messo a dura prova dall’inflazione. E pesa la debolezza dell’attività manifatturiera: -4,4% la variazione gennaio-ottobre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-3,2% la media nazionale), penalizzata dalla crisi del settore moda, particolarmente forte in Toscana, che segna -11,4% nella produzione dei primi dieci mesi 2024. Tra i settori che vanno meglio ci sono la farmaceutica, la meccanica, gli yacht e i gioielli. Le province che soffrono di più sono Firenze, Pisa e Prato, quella che sta meglio è Arezzo.

Le risorse del Pnrr sono alla base della crescita

Sul fronte della spinta al Pil, invece, gran parte del merito è da ascrivere al Pnrr: “Se non ci fossero le risorse del Pnrr saremmo in recessione”, ha affermato il direttore Irpet, Nicola Sciclone. La spinta al Pil toscano data dal Pnrr tra il 2022 e il 2026, secondo l’Irpet, sarà del +1,8%. Tiene anche il turismo (-0,2% le presenze 2024) grazie soprattutto agli stranieri (+5,7% nei primi dieci mesi), mentre gli italiani scendono (-7,3%). In crescita l’export (+12% nei primi nove mesi 2024 rispetto al -0,5% dell’Italia) ma il risultato è “drogato” dall’aumento della quotazione dell’oro, che ha fatto schizzare all’insù i prezzi dei gioielli aretini, e dal boom di vendite verso la Turchia favorito dalla tassazione imposta dal governo Erdogan, che ha reso più conveniente per le imprese turche comprare oreficeria dall’estero piuttosto che acquistare materia prima da destinare alla lavorazione.

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Gli addetti sono aumentati del 2,6%

In questo scenario, nel 2024 l’occupazione ha continuato a crescere (+2,6% gli addetti), seppur più lentamente: “Si è ridimensionata la capacità di creare posti di lavoro – ha spiegato Sciclone – l’anno scorso il saldo tra avviamenti e cessazioni è stato +57mila, nel 2023 era +66mila, e questo per il calo di assunzioni registrato soprattutto nell’industria”. I dipendenti in cassa integrazione sono saliti da 5.486 (media gennaio-ottobre 2023) a 11.477 (media gennaio-ottobre 2024). “I dati sull’andamento dell’economia toscana prossimamente saranno oggetto di confronto con le categorie economiche”, ha detto il presidente Giani.

Il 61% delle famiglie toscane pagherà meno tasse (791 euro di risparmio) grazie alla riforma delle aliquote Irpef

Infine, Irpet ha calcolato i riflessi della manovra di bilancio nazionale sulla Toscana. Le risorse immesse nel sistema economico toscano sono quasi 900 milioni ma hanno un impatto limitato (0,2%) sul Pil regionale. Il taglio del cuneo fiscale e la riforma delle aliquote Irpef riduce il carico fiscale – e quindi aumenta il reddito disponibile – del 61% delle famiglie toscane, con un risparmio medio di 791 euro annui che significa 66 euro al mese: “Un fattore positivo ma poco incisivo sulla vita delle famiglie”, afferma Sciclone.

L’aumento dell’addizionale regionale Irpef per adesso non può essere cancellato

Passando al bilancio regionale, il direttore dell’Irpet ritiene difficile che possa essere cancellato l’aumento dell’addizionale Irpef introdotto dalla Giunta Giani nel dicembre 2023 per tamponare il ‘buco’ della sanità: “In questo momento è complicato tornare indietro – ha affermato Sciclone – perché il finanziamento nazionale del Servizio sanitario cresce meno velocemente della dinamica della spesa sanitaria, e quindi aumenta la forbice tra risorse e fabbisogno e l’onere di copertura si scarica sulle Regioni”.





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