Finpiemonte si arrende: nessun risarcimento, Gatti non paga un euro

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La Finpiemonte ha deciso di ritirare l’azione civile nei confronti dell’ex presidente Fabrizio Gatti, senza che quest’ultimo abbia riconosciuto alcuna responsabilità e senza che abbia versato alcuna somma a titolo di risarcimento. La decisione è emersa nel corso dell’udienza di oggi presso la Corte d’Appello di Torino, dove è in corso il processo che vede Gatti tra gli imputati per il caso di peculato che ha coinvolto la finanziaria della Regione Piemonte tra il 2015 e il 2017.

A comunicare la rinuncia è stato l’avvocato di parte civile Alessandro Mattioda, legale di Finpiemonte, che non ha fornito dettagli ulteriori sulle ragioni che hanno spinto la finanziaria a prendere questa decisione. Tuttavia, è stato reso noto che la banca svizzera Vontobel, coinvolta nella vicenda, ha raggiunto un accordo con Finpiemonte, accettando di versare una somma – di cui non è stato divulgato l’ammontare – a titolo di indennizzo.

La vicenda giudiziaria ha avuto origine nel periodo in cui Fabrizio Gatti ricopriva il ruolo di presidente della finanziaria regionale. Secondo l’accusa, tra il 2015 e il 2017, Gatti avrebbe orchestrato la distrazione di circa sei milioni di euro dai conti di Finpiemonte. Il denaro, che avrebbe dovuto essere destinato a scopi istituzionali della finanziaria, è stato invece dirottato su conti privati, finendo nella disponibilità della Gem Immobiliare, società riconducibile a Gatti stesso e in difficoltà economiche.

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Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, il denaro venne trasferito da un conto aperto da Finpiemonte presso la banca svizzera Vontobel, grazie alla complicità di alcuni soggetti interni ed esterni alla finanziaria. Tra gli imputati figura Francesco Cirillo, all’epoca direttore della filiale di Zurigo della Vontobel, ritenuto uno degli artefici delle operazioni bancarie necessarie a spostare i fondi in Svizzera.

L’inchiesta ha svelato un sistema di depistaggi e falsificazioni, con la creazione di documenti fasulli e firme contraffatte, utilizzate per autorizzare le operazioni bancarie. Per mesi, Gatti ha sostenuto di essere stato vittima di un complotto e che qualcuno avrebbe agito a sua insaputa, sfruttando la sua identità per orchestrare l’operazione. Tuttavia, le prove raccolte dagli investigatori hanno smontato questa tesi, evidenziando il suo ruolo attivo nella gestione del denaro sottratto.

Nel marzo 2023, il Tribunale di Torino ha condannato Gatti a sette anni e sei mesi di reclusione per peculato aggravato, riconoscendolo come mente dell’intera operazione.

Oggi, in aula, la pubblica accusa ha ribadito la richiesta di conferma delle condanne già pronunciate in primo grado. Il procuratore generale Francesco Pelosi ha sottolineato che le prove a carico di Gatti e degli altri imputati restano solide e non lasciano margine di dubbio sulla loro colpevolezza.

Unica eccezione riguarda Maria Cristina Perlo, ex direttrice generale di Finpiemonte, per la quale la procura ha richiesto una riduzione della pena: dai quattro anni e sei mesi inflitti in primo grado a due anni di reclusione.

Gli avvocati difensori di Gatti, Luigi Chiappero e Luigi Giuliano, hanno invece insistito sulla richiesta di assoluzione per il loro assistito, affermando che la sentenza del tribunale presenta errori evidenti e che il loro cliente sarebbe stato travolto da una vicenda più grande di lui.

Parallelamente, l’avvocato Michele Forneris, difensore di Francesco Cirillo, ha ribadito che il suo assistito non avrebbe avuto alcun ruolo attivo nella distrazione dei fondi, dichiarandosi fiducioso in un processo equo che possa dimostrare l’innocenza del suo cliente.

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La decisione di Finpiemonte di ritirare l’azione civile contro Gatti, senza ottenere alcuna forma di risarcimento, solleva molte domande. La finanziaria regionale, infatti, è stata direttamente danneggiata dal peculato di cui è accusato l’ex presidente, eppure ha scelto di non proseguire la battaglia legale per ottenere un ristoro economico.

A fronte di questa scelta, la banca svizzera Vontobel ha invece deciso di chiudere la questione versando un indennizzo alla finanziaria piemontese. Non è chiaro se l’istituto elvetico abbia agito per evitare ulteriori implicazioni giudiziarieo se vi siano state pressioni per una soluzione extragiudiziale.

Ciò che è certo è che, a oggi, Finpiemonte non rivedrà i milioni sottratti dall’ex presidente. Il peso economico della truffa, quindi, potrebbe ricadere interamente sulle spalle dell’ente pubblico e, di conseguenza, dei cittadini piemontesi.

Il caso Finpiemonte rappresenta uno dei più gravi scandali finanziari che hanno coinvolto la Regione Piemonte negli ultimi anni. La sottrazione di milioni di euro destinati allo sviluppo economico del territorio, la complicità di dirigenti e banchieri, le falsificazioni e i depistaggi hanno dato vita a una vicenda degna di un thriller finanziario.

Con il processo d’appello ancora in corso e la rinuncia all’azione civile da parte di Finpiemonte, restano aperti numerosi interrogativi. Quali sono le reali motivazioni dietro la scelta della finanziaria di non perseguire Gatti? Perché solo Vontobel ha scelto di risarcire? E soprattutto, chi si assumerà la responsabilità per il danno economico subito dalla Regione?

Mentre la giustizia continua il suo corso, una certezza rimane: i soldi sottratti dalle casse di Finpiemonte difficilmente torneranno indietro.

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