Sciame sismico nel Mar Egeo e terremoti in Sicilia: c’è un legame tra i due fenomeni? La risposta del presidente dell’INGV Carlo Doglioni

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Le isole Cicladi ed Eolie sono al centro di un’intensa attività sismica che, da ormai diversi giorni, preoccupa esperti e cittadini. Per fare chiarezza, abbiamo intervistato il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), che ci ha spiegato l’origine di questi fenomeni e i possibili scenari futuri

Da più di una settimana, continua, ininterrotto, lo sciame sismico che sta scuotendo l’isola vulcanica di Santorini, nell’arcipelago delle Cicladi.

Ieri sera, alle 21.05 ora locale, è stata registrata una scossa di magnitudo 5 della scala Richter, con epicentro a 21 chilometri a sud-ovest della località di Arkesini, nell’isola di Amorgos, stando all’Istituto geodinamico dell’Osservatorio nazionale di Atene.

Nel frattempo, il 7 febbraio, un forte terremoto ha colpito il Messinese, avvertito distintamente dalla popolazione. Secondo le prime stime dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), la scossa, registrata alle 16.19, ha raggiunto una magnitudo di 4.8 della scala Richter. L’epicentro è stato localizzato tra le isole di Alicudi e Filicudi, a una profondità di 17 km. Il sisma è stato percepito in diverse parti della Sicilia, da Palermo a Catania fino alle Eolie, e perfino a Reggio Calabria. Al momento, secondo i Vigili del Fuoco, non si registrano danni né richieste di soccorso.

Le scosse continuano a farsi sentire nel Mar Egeo e nelle acque siciliane, alimentando timori e interrogativi. Per capire meglio la natura di questi sciami sismici e le loro possibili implicazioni, abbiamo intervistato Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).

Gli attuali sciami sismici destano molta preoccupazione. Qual è la loro natura e cosa ci dicono sulla situazione geologica dell’area?

Ogni terremoto per noi è un esperimento che ci aiuta a conoscere meglio la Terra. L’attuale sequenza sismica nel Mar Egeo è piuttosto anomala, con centinaia di eventi di magnitudo 4 e 5, che si susseguono senza un chiaro segnale di attenuazione. Ci troviamo in un’area che nel 1956 ha subito un terremoto devastante, con una magnitudo stimata fino a 7.7. Anche per questo, l’allerta è molto forte: non solo perché si tratta di scosse che potrebbero generare uno tsunami ma anche perché potrebbe riproporsi un terremoto molto potente come quello avvenuto 70 anni fa. Questo ci impone un monitoraggio costante: eventi simili potrebbero ripetersi, anche se non possiamo prevederne con certezza tempi e modalità.

Si è parlato di un possibile legame tra questi sciami sismici e l’attività vulcanica dell’area. C’è davvero una connessione?

Il vulcanismo è un prodotto della subduzione, ovvero di un movimento della la litosfera, che scende sotto la Grecia verso nord-est. Questo fenomeno genera sia la sismicità, sia l’estensione della Grecia stessa, del Mar Egeo, sia il vulcanismo. La subduzione porta alla liberazione di fluidi che producono il magma, il quale può risalire in superficie. Quindi, terremoti e vulcanismo sono entrambi effetti e prodotti di un unico processo geodinamico. Per questo, è corretto affermare che si tratta di fenomeni legati. Non è detto, però, che un’intensa attività sismica causi automaticamente un’eruzione. Al momento non prevediamo un rischio di eruzione vulcanica. A Santorini stiamo osservando un sollevamento del suolo tra 1 e 3 cm al mese, un dato che monitoriamo attentamente, e che abbiamo registrato anche nei Campi Flegrei.

È possibile prevedere la durata e l’evoluzione di uno sciame sismico?

I sismologi di tutto il mondo hanno cercato modelli affidabili per prevedere l’evoluzione degli sciami sismici, ma finora non esistono correlazioni certe tra queste sequenze e l’eventuale arrivo di un grande terremoto. Alcuni sciami sono seguiti da violenti terremoti, altri no. La natura caotica delle rotture della crosta terrestre rende difficile formulare previsioni affidabili.

Passando allo sciame sismico che sta interessando la Sicilia, le scosse avvertite nelle Eolie e a Messina sono collegate agli eventi del Mar Egeo?

No, non c’è alcun legame geodinamico tra i due fenomeni, a meno che non dipenda da fenomeni gravitazioni esterni che però conosciamo poco. Dal punto di vista geodinamico, l’attività sismica in Grecia è slegata da quella in Italia. Si tratta di fenomeni distinti.

È possibile attuare misure efficaci per ridurre il rischio sismico nelle zone colpite dagli sciami?

La prevenzione è complessa, ma fondamentale. Non possiamo prevedere i terremoti, ma possiamo limitare i danni con costruzioni antisismiche e piani di emergenza. Nelle isole Eolie, ad esempio, molte strutture non sono adeguate dal punto di vista sismico, e sarebbe necessario un intervento per migliorarne la sicurezza.

Quali sono le priorità per la ricerca sismologica nei prossimi anni e per migliorare la nostra comprensione dei terremoti e dunque ridurre, se è possibile, il rischio per le comunità?

Questa è una domanda molto importante perché conosciamo talmente poco l’interno del nostro Pianeta da non avere molti elementi per fare previsioni e comprendere fino in fondo i meccanismi alla base dei terremoti e delle eruzioni. C’è ancora moltissimo da studiare e scoprire sui processi che li regolano. Per questo, stiamo lanciando un nuovo progetto, Earth Telescope, per studiare meglio la struttura interna della Terra e la dinamica del suo mantello. Comprendere questi fenomeni è essenziale per migliorare la prevenzione e ridurre il rischio per le comunità.

 Quanto a lungo potrebbero continuare questi sciami sismici?

È difficile dirlo. L’attuale sciame nel Mar Egeo dura già da molto tempo, ma se porterà a un evento significativo dipenderà da molteplici fattori e non è facile affermarlo con sicurezza ora. Se le scosse si manterranno intorno alla magnitudo attuale, il rischio resterà contenuto; se invece dovessimo vedere raggiungere magnitudo di 6.5-7.5, la situazione cambierebbe radicalmente.

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