De Luca indisponibile al passo indietro. Decaro correrà in Puglia

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Il centrosinistra esiste o non esiste? Le geometrie variabili e le alchimie romane funzioneranno, messe alla prova delle campagne regionali? Il 2025 è l’anno in cui sei regioni voteranno in primavera. Di queste, tre sono oggi governate dal centrosinistra: Puglia, Campania e Toscana. Pd e M5S hanno finora vinto una sola competizione, insieme. Quella per la Sardegna, con Alessandra Todde. Vinta all’ultimo, con uno scarto minimo e finita per essere oggetto di una controversia giudiziaria non di poco conto, vista l’improvvisazione con cui la coalizione si è presentata, dimenticandosi del mandatario elettorale obbligatorio. Andrà meglio nella difesa dei tre fortilizi toscano, pugliese e campano?

Il banco di prova più difficile è proprio quest’ultimo, dove il limite dei due mandati potrebbe disarcionare Enzo De Luca a favore di un nuovo candidato di coalizione. Da due giorni a questa parte, il nome di Roberto Fico, l’ex presidente della Camera, è tornato in primo piano. Il Riformista lo aveva anticipato il 13 agosto scorso, esattamente sei mesi fa. Naturalmente anche allora venimmo smentiti ma i fatti, ostinatamente, tornano a darci ragione. Fico non lavora più solo alla sua candidatura.

La costruisce, piazza dopo piazza. Chiama la folla, invoca una ribellione dal basso a partire dalla gestione dei rifiuti e dal termovalorizzatore di Acerra, che vorrebbe spegnere. Peccato che si rivolterebbe contro la sua stessa maggioranza, contro lo stesso Pd che ha voluto, programmato e infine votato il termovalorizzatore. Però intanto Fico è in gara. E il Pd, che vuole correre in tutte le regioni con il M5S, rimane un passo indietro. Studia le mosse e valuta la corsa dell’ex presidente della Camera, come sembra emergere dalla direzione regionale tenutasi a Napoli venerdì scorso. “La direzione di Napoli ha deciso di creare un accordo con il campo progressista, riformista e moderato, partendo dai risultati positivi raggiunti in questi anni di una coalizione basata sul cosiddetto modello Napoli di Manfredi, con forze politiche e civiche alternative al centrodestra”, la nota a margine dell’incontro. Alla riunione c’erano il senatore e commissario Pd in Campania Antonio Misiani, il parlamentare e responsabile nazionale del Sud dei dem Marco Sarracino, il capogruppo in Consiglio regionale Mario Casillo, l’europarlamentare Lello Topo e la senatrice Valeria Valente.

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Il partito è sotto scacco dopo aver subito l’impensabile arresto – con custodia domiciliare – per il suo tesoriere regionale della Campania, Nicola Salvati, coinvolto nell’inchiesta “Click day Salerno”. Il Presidente De Luca non demorde, lunedì era in visita ad Arezzo, non perde occasione per ribadire la sua volontà di ricandidarsi, nelle more della decisione pendente presso la Corte Costituzionale, dopo che il governo ha impugnato la delibera regionale campana che permette il terzo mandato. Al momento il Pd esclude il De Luca-tris, ma se la legge lo permetterà si profila una coalizione riformista Italia Viva-Psi (il cui segretario nazionale, Enzo Maraio, è stato assessore di De Luca al Comune di Salerno) pronta a sostenerlo.

E se la Campania non vede in discesa la strada, per la Toscana non si prevedono scossoni. Anche nel Granducato si punta al campo largo con i centristi, M5S e Alleanza Verdi Sinistra. Sul nome del candidato presidente Giani resta in pole, tanto che dicono stia preparando una sua lista civica. Ieri la Regione ha licenziato una legge per il fine vita, la prima in Italia. In Puglia il nome del centrosinistra è sulla bocca di tutti: Antonio Decaro, dem nato insieme con Matteo Renzi ben visto anche da Schlein. Già sindaco di Bari e ora eurodeputato sulla scia di un mandato popolare molto forte, è il più naturale candidato per le regionali.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.

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