Le startup dell’intelligenza artificiale sfidano i colossi tecnologici non solo sul piano tecnico ma anche su quello finanziario. Le piccole aziende specializzate in modelli linguistici di grandi dimensioni stanno attraendo investimenti a ritmi senza precedenti, competendo con realtà come Google, Microsoft e Meta. OpenAI, con appena 2000 dipendenti, sta per chiudere un round da 40 miliardi guidato da SoftBank che porterebbe la sua valutazione a 300 miliardi, con un incremento di 1,1 miliardi al giorno rispetto a ottobre. Un ritmo di crescita che supera persino quello di Uber che, nel suo periodo migliore, aumentava di 120 milioni al giorno. Nel pieno di questa cavalcata straordinaria, ieri Elon Musk ha avanzato un’offerta da 97,4 miliardi di dollari per riacquisire il controllo di OpenAI, puntando alla sua parte non-profit, che con appena due dipendenti detiene il controllo legale dell’intera azienda. La proposta è stata, tuttavia, respinta senza indugi dall’ad Sam Altman.
Il mercato americano vede altri due protagonisti in rapida ascesa. I dati li ha messi assieme Reuters. Anthropic, fondata nel 2021 da Dario Amodei e Paul Christiano insieme ad altri ex ricercatori di OpenAI, rappresenta la sfida più diretta al leader del settore. Con 500 dipendenti, l’azienda è valutata 60 miliardi di dollari e attualmente è in trattative avanzate per raccogliere fino a 2 miliardi di dollari, dopo averne già raccolti 15,8. L’azienda ha recentemente stretto partnership strategiche con Amazon e Google, che hanno investito rispettivamente 4 e 2 miliardi di dollari. C’è poi xAI, l’azienda di intelligenza artificiale di Musk, nata nel 2023 e valutata 50 milioni di dollari. Con soli 100 dipendenti, la società ha raccolto 6 miliardi a dicembre 2024 puntando su Grok, un modello che si differenzia per l’accesso in tempo reale ai dati di X e per un focus sulla ricerca scientifica.
La nuova competizione globale
Mentre il mercato americano consolida le proprie posizioni, dall’altra parte dell’Atlantico si sta delineando una nuova geografia dell’intelligenza artificiale. Mistral AI, nata nelle aule dell’École Polytechnique e cresciuta nei laboratori parigini, rappresenta l’avanguardia europea nel settore. La startup, che ha raggiunto una valutazione di 5,8 miliardi di euro con appena 150 dipendenti, porta la firma di tre ricercatori – Arthur Mensch, Guillaume Lample e Timothée Lacroix – la cui esperienza in Google DeepMind e Meta si è tradotta in una serie di innovazioni tecniche destinate a ridefinire gli standard del settore. Un accordo con Microsoft l’anno scorso e il recente round di Serie B da 651 milioni di euro, orchestrato da Andreessen Horowitz con la partecipazione di Bnp Paribas e Salesforce, ha confermato quanto il vecchio continente possa ancora dire la sua nella partita globale dell’AI.
Dalla Cina, invece, arriva DeepSeek, che sta riscrivendo le regole del settore con un approccio focalizzato sull’efficienza. L’azienda di Hangzhou, valutata 1 miliardo di dollari (ma con un potenziale ancora tutto da mostrare) ha sviluppato il suo modello con un investimento di 6 milioni di dollari, contro i cento necessari per allenare GPT-4. Il debutto della sua app a gennaio, che l’ha portata in cima alle classifiche degli store negli Stati Uniti superando ChatGPT e Claude, ha scosso il mercato al punto da provocare un calo nelle quotazioni dei principali produttori di chip AI. Il fondatore Liang Wenfeng, già creatore del fondo quantitativo High-Flyer da 8 miliardi di dollari, sta negoziando un round da 1 miliardo con High-Flyer Quant e Alibaba Group.
Le prospettive del mercato
Le proiezioni indicano una crescita costante del settore. Secondo Statista, il mercato globale dei modelli linguistici e dell’intelligenza artificiale raggiungerà 243,70 miliardi di dollari nel corso del 2025, con un tasso di crescita annuo del 27,67% fino a 826,70 miliardi nel 2030. Gli Stati Uniti manterranno la leadership con una quota prevista di 66,21 miliardi nel 2025. Secondo il parere degli esperti la competizione si sta spostando sempre di più sull’efficienza tecnologica. DeepSeek ha introdotto metodi di addestramento che permettono di ottenere prestazioni competitive a costi inferiori, come evidenziato dai test comparativi pubblicati dall’azienda. La riduzione dei costi di sviluppo potrebbe modificare gli equilibri del settore, rendendo la tecnologia accessibile a un numero maggiore di attori.
I modelli di business nel settore mostrano dinamiche peculiari. Da un lato, i costi di distribuzione del software rimangono contenuti: una volta sviluppato il modello, il costo marginale per servire nuovi utenti è minimo. Dall’altro, le differenze di prezzo tra i player sono significative: OpenAI chiede 60 dollari per milione di token di output del suo GPT-4, mentre DeepSeek offre prestazioni simili a 2,19 dollari. Claude di Anthropic si posiziona nel mezzo, puntando su funzionalità avanzate come l’analisi di documenti complessi per giustificare prezzi premium. Nonostante la fatica a trovare un modello di business veramente redditizio le valutazioni rimangono però elevate anche per via del potenziale della tecnologia. Il vero nodo rimane l’infrastruttura. Il progetto Stargate di OpenAI, che prevede investimenti da 500 miliardi di dollari in infrastrutture di calcolo negli Stati Uniti, indica la portata degli investimenti necessari. L’interesse degli investitori riflette questa duplice natura del settore: da una parte i bassi costi operativi promettono margini elevati, dall’altra la necessità di massicce infrastrutture richiede l’intervento di fondi sovrani e istituzioni finanziarie globali.
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