A volte nemmeno 43 anni di contributi bastano per la pensione

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Per andare in pensione le vie passano sempre dal completamento dei requisiti previsti. Non esiste una misura previdenziale che non includa una determinata dote di requisiti da maturare. Ci sono misure che hanno un solo requisito, quello contributivo. Poi, ci sono misure che prevedono un requisito doppio, perché al requisito contributivo si aggiunge quello anagrafico. E infine, esistono misure che includono anche ulteriori requisiti specifici, con platee circoscritte e regole particolari.

Ma è anche vero che esistono due capisaldi del sistema che devono essere considerati. Uno è l’età anagrafica di uscita, perché la normativa ne prevede una precisa, oggi fissata a 67 anni.

L’altro è l’età contributiva, perché una volta raggiunti i giusti anni di contributi versati, la pensione prescinde dall’età anagrafica.

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In questo caso parliamo dei 42 anni e 10 mesi di contributi utili alla pensione anticipata ordinaria o dei 41 anni e 10 mesi per la medesima misura, ma destinata alle lavoratrici. Eppure, oggi vedremo come a volte nemmeno 43 anni di contributi siano sufficienti per la pensione.

“Buonasera, sono un lavoratore dipendente che ha ormai quasi maturato i 42 anni e 10 mesi di contributi versati. Ho 64 anni e, a fine marzo, completando l’intero mese di lavoro, raggiungo i 42,10 anni di contribuzione. Contavo di restare al lavoro fino a giugno, presentando domanda di pensione adesso, così da poter andare in pensione, come da regole, dopo la finestra di 3 mesi. E invece, la doccia fredda: il mio Patronato mi ha detto che devo restare a lavorare almeno fino a dicembre o gennaio, superando quindi i 43 anni di versamenti. Ma come funziona il meccanismo? Io non riesco a capire.

Possibile che a volte nemmeno 43 anni di contributi bastino per la pensione? La trovo un’autentica assurdità.”

A volte nemmeno 43 anni di contributi bastano per la pensione

Come dicevamo, ci sono misure che hanno un solo requisito da centrare, senza limiti anagrafici da rispettare. È sufficiente raggiungere il giusto numero di anni di contributi e il gioco è fatto. Bisogna, però, stabilire quanti anni contributivi siano necessari.

Innanzitutto, parliamo della pensione anticipata ordinaria, che non ha limiti di età ma solo limiti contributivi, fissati (anche nel 2025) a 42 anni e 10 mesi di versamenti per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Anche se la misura è aperta a tutti (non ci sono limiti di categoria o vincoli particolari), per andare effettivamente in pensione c’è un requisito aggiuntivo da raggiungere: la contribuzione effettiva.

Per colpa della contribuzione effettiva, a volte nemmeno 43 anni di contributi bastano per la pensione

Infatti, è vero che servono 42 anni e 10 mesi a un uomo per andare in pensione anticipata nel 2025. Ed è anche vero che occorre attendere il decorso di 3 mesi (la finestra) prima di ricevere il primo rateo di pensione. Ma è altrettanto vero che bisogna avere almeno 35 anni di contribuzione effettiva. È probabilmente questo il vincolo che riguarda il nostro lettore, o almeno così si può ipotizzare.

Non avendo altre informazioni, non possiamo dire con certezza perché il suo Patronato gli abbia indicato ulteriori mesi di lavoro da svolgere prima della pensione.

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Potrebbe essere una questione di carenza del minimale contributivo per rendere un anno di contribuzione pieno e valido ai fini pensionistici. Ma con ogni probabilità si tratta proprio del limite dei 35 anni effettivi a impedire il suo pensionamento immediato.

Ecco il caso delle pensioni anticipate ordinarie

A volte, nemmeno 43 anni di contributi sono sufficienti per andare in pensione, perché occorre anche raggiungere i 35 anni effettivi di lavoro. In questi 35 anni, infatti, non rientrano i contributi figurativi da disoccupazione o da malattia.

Pertanto, va capito bene che, in alcuni casi, nemmeno 43 anni di contributi bastano a causa dell’elevata presenza di contributi figurativi. E la contribuzione figurativa, pur essendo sempre utile nel sistema contributivo per il calcolo del trattamento, spesso non è utile per maturare il diritto alla pensione. Il caso più emblematico è proprio quello della pensione anticipata ordinaria.



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