Meloni in Senato: «Accordiamoci per il voto della manovra senza fiducia. Musk? Parlo con tutti ma non prendo ordini da nessuno»

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di
Mario Sensini

Le comunicazioni della premier in vista del Consiglio europeo

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Si profilano altri intoppi sul cammino della legge di Bilancio alla Camera. A rischio, adesso, è il voto finale sul provvedimento domani sera, con la diretta televisiva dell’Aula già programmata dalle 21. Il testo finale della manovra approvato in Commissione corredato dalla relazione tecnica e la bollinatura della Ragioneria dello Stato, ieri a tarda sera non era stato ancora depositato dal governo alla Camera. Si rischia concretamente il ritorno del testo in Commissione, e uno slittamento del voto conclusivo a domani notte, se non oltre. Ieri la giornata era iniziata con la proposta di Giorgia Meloni all’opposizione di un accordo sull’esame della manovra in Senato ed è terminata con una burrascosa riunione dei capigruppo alla Camera sul calendario.

La premier si era recata al Senato per le comunicazioni in vista del Consiglio europeo, come avvenuto martedì alla Camera: anche ieri scintille con le opposizioni. Duri gli scontri con Renzi, Monti e con gli esponenti del M5S. Nel corso della replica, Meloni ne ha per tutti: per il senatore a vita Mario Monti che le imputa di «imporre un protettorato all’Italia» nei rapporti con Elon Musk e per Matteo Renzi, che «si metteva il cappotto uguale a Obama». Per i 5 Stelle che la chiamano «serva delle lobby delle banche» e pure per il Pd che, tra le altre cose, ha «tenuto in ostaggio» la nomina di Raffaele Fitto per «difendere il commissario spagnolo». Ma «c’è una differenza fra noi e voi», traccia una linea la premier, perché «io parlo con tutti ma non prendo ordini da nessuno». Prima di partire per Bruxelles e insistere sull’allargamento nel corso del vertice Ue-Stati Balcanici — per evitare che i Paesi dell’Est cadano sotto le influenze russe — in Senato ha proposto una tregua, ma le opposizioni non hanno accettato. «Tutti sappiamo che ci sono dei vincoli, anche europei — ha detto Meloni — alla Camera la fiducia è stata posta in accordo con le opposizioni, ma se ci fosse un accordo al Senato, senza ricorrere al voto di fiducia, sarebbe preferibile». Proposta respinta al mittente. Dal Pd spiegano che l’esecutivo, in ogni caso, «dovrà porre la fiducia».




















































Galeazzo Bignami, all’esordio come capogruppo di Fratelli d’Italia, si è arrabbiato moltissimo per l’allungamento dei tempi, prendendosela con il governo e con la presidenza della Camera, difesa anche dall’opposizione. Un intervento che ha stupito anche i colleghi di maggioranza. Pd, Avs e M5S hanno chiesto al governo di non utilizzare una eventuale riapertura del testo in Commissione per presentare ulteriori emendamenti. «Ho visto più buonsenso nell’opposizione» ha commentato uno dei presenti alla riunione. «Ho solo detto che se gli uffici si prendono 36 ore per i lavori di allineamento delle tabelle e dei conti, mi aspetto che bastino per non tornare in Commissione» ha spiegato lo stesso Bignami poco dopo. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha assicurato che farà di tutto per arrivare al voto finale dell’Aula entro venerdì, garantendo tutti i passaggi regolamentari. Compreso l’eventuale ritorno in Commissione, che farebbe allungare i tempi, se il testo per l’Aula dovesse essere corretto in alcuni passaggi. Il rischio è concreto.

La verifica puntuale della copertura delle misure di spesa da parte della Ragioneria si starebbe in ogni caso rivelando più complessa del solito. E si dovrebbe tornare nuovamente in Commissione Bilancio se alcune misure contenute nel testo approvato col mandato al relatore per l’Aula dovessero essere stralciate per la mancanza di coperture valide. Il calendario, per quanto in bilico, allo stato prevede la presentazione del testo della legge di Bilancio in Aula oggi alle 9, con la richiesta della fiducia da parte del governo, e le prime votazioni, con la conclusione domani sera in diretta tv. La manovra arriverebbe in Commissione Bilancio al Senato il 23 e sarebbe esaminata dall’Aula, per il via libera definitivo, il 28 dicembre.

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18 dicembre 2024 ( modifica il 19 dicembre 2024 | 00:27)

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